CAPITOLO 16
Quella domenica trascorse in assoluto relax. Il commissario non aveva programmato nulla, avrebbe scelto al momento che cosa fare durante il giorno. Del resto, Tiziana non gli aveva ancora detto se il lavoro la avrebbe impegnata oppure no.
Come se gli avesse letto nel pensiero, la ragazza lo chiamò al cellulare:
“Amore, che fai?”
“Niente di particolare. Sto prendendo un caffè sul terrazzo. E tu?”
“Io sto indossando il costume. Oggi sono libera, il pranzo per i clienti è tutto sistemato, mancano poche cose che potrà fare mia madre. Sarò libera fino a stasera, oggi la cucina è aperta solo a pranzo. Tra quanto passi a prendermi?”
“Dammi dieci minuti.”
Fece la doccia, indossò il costume, una maglietta ed un paio di sandali. Poco dopo era già in auto e si dirigeva verso sud.
Arrivò all'ingresso della pensione, Tiziana lo stava aspettando.
“Buongiorno amore mio. Sei pronto per una giornata di sole e di mare? Niente lavoro per oggi!”
“Più che giusto.”
“Allora andiamo. C'è una bella spiaggia non lontano da casa tua, non dovrebbe essere affollata, non ancora almeno. Ricordi quando ti parlai della Torre di Cerrano? Andremo là.”
Il commissario si lasciò guidare. Lasciarono l'auto in un parcheggio contornato da piante di ulivo, percorsero il sottopassaggio della ferrovia e finalmente giunsero sulla spiaggia. Il commissario non potè non ammirare la ragazza: in costume da bagno, Tiziana era ancora più bella. Le lunghe gambe abbronzate, la vita sottile, un corpo agile e snello, completato dal bel viso sul quale risaltavano gli occhi vivi. Come se sapesse di sentirsi osservata, la ragazza gli sorrise e gli disse:
“Dai, vieni!”
Si tuffarono nel mare cristallino di quella mattina. Tiziana era una provetta nuotatrice, del resto era nata e cresciuta al mare, ma il commissario non era da meno. Amava il mare, in tutte le stagioni. In mare si ricreava, ritrovava la pace e la tranquillità. A volte una passeggiata sulla spiaggia gli dava la soluzione ad un caso.
Nuotarono e scherzarono a lungo in acqua, poi ad un tratto decisero di dedicarsi all'abbronzatura. Stesi sugli asciugamani, l'uno accanto all'altro, si godevano quei raggi di sole. Dopo un po' Boschi sentì il respiro regolare di Tiziana e comprese che la ragazza si era appisolata. Ne approfittò per una rapida scorsa agli avvenimenti degli ultimi giorni.
Avevano arrestato il cinese, l'assassino di Nathan Suzette aveva un volto ed un nome, il colloquio con Fahrid Kahlgibran aveva avuto dei risvolti interessanti....ma chi era, veramente, Ahmed? Era davvero il fratello di Fahrid oppure si trattava di semplice omonimia? Solo le impronte digitali e l'esame del DNA avrebbero potuto dare una risposta a quelle domande. Del resto, non era nemmeno certo che i resti umani trovati al colle di Santa Marta fossero proprio di Ahmed Kahlgibran.
Dopo una mezz'ora passata a crogiolarsi al sole, il commissario si alzò e raggiunse la riva del mare. Così, mentre le onde gli carezzavano la pelle, si godeva il paesaggio. Ripensò a quando aveva fatto la richiesta di dirigere un suo commissariato, a quando Magnani lo accontentò: di certo non avrebbe mai sperato in un posto di mare come questo, un posto che stava imparando a conoscere...
Il flusso dei suoi pensieri si interruppe di colpo. Tiziana si era svegliata e lo aveva raggiunto, ora lo cingeva alla vita. Gli sussurrò dolcemente:
“Andiamo a casa tua. Ti cucino qualcosa.”
Raccolsero le loro cose e tornarono all'auto. Poco dopo erano diretti verso la casa del commissario, quando videro il centro commerciale. Scesero a prendere lo stretto necessario, alla spesa avrebbe pensato Silvia l'indomani.
Giunti a casa del commissario, si rendeva necessaria una doccia fresca. Decisero che l'avrebbe fatta Tiziana per prima (“così poi posso preparare il pranzo”, aveva detto), poi sarebbe toccato a Boschi.
Il commissario ne approfittò per catturare un altro po' di sole sul terrazzo, finchè sentì la ragazza che armeggiava in cucina e si diresse sotto la doccia a sua volta. Dopo pochi minuti ne uscì, avvolto in un accappatoio. Si diresse in cucina, ma non vide Tiziana. Forse, pensò, si starà vestendo. Andò in camera da letto, deciso a cercare un paio di pantaloncini ed una maglietta, quando ad un tratto la ragazza gli gettò le braccia al collo, sussurrandogli dolcemente:
“Ti voglio, amore mio.”
Gli abiti avrebbero potuto aspettare.
Pranzarono a metà del pomeriggio.Quando Tiziana ebbe rassettato la cucina, uscirono per una passeggiata ed un gelato. Si godettero quel pomeriggio di libertà e spensieratezza, che si concluse con una gustosa cena nella pizzeria del quartiere. Dopo il caffè si concessero una passeggiata sulla spiaggia, in compagnia del suono delle onde. Ad un tratto la ragazza disse:
“Non pensi che dovremmo vivere insieme?”
Il commissario parse sorpreso dalla domanda. Non che la cosa gli dispiacesse, solo che non si era mai verificata una tale eventualità fino ad allora. Rispose semplicemente:
“Certo, sarebbe molto bello. Ma come faresti con il tuo lavoro?”
“Bè, è semplice. Predispongo per la colazione la sera prima, del resto anche adesso faccio i dolci al pomeriggio per la mattina dopo. Mi accompagni tu quando vai in ufficio, il giorno pranziamo alla pensione e poi la sera torniamo insieme.”
Non faceva una piega, certo. Il commissario azzardò una domanda, travestendola da battuta:
“Ma mi concedi ogni tanto una fuga alla Spigola d'Oro? Tu cucini talmente bene che rischio di ingrassare a velocità supersonica!”
La ragazza rise:
“Ma quanto sei scemo!”
Finirono la serata in allegria, ma in fondo avevano deciso.
E la bella casa del commissario presto avrebbe avuto una nuova inquilina.